Il castello di Robella e la guerra di resistenza nel Monferrato.

25 Aprile 2020, per ricordare 75 anni dopo.

Il 25 Aprile 2020 segna il 75.mo anniversario della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista; è l’occasione per ricordare una delle tante storie particolari che hanno fatto quella grande vicenda.

resistenza monferrato

Il Castello di Robella (con i suoi abitanti), come altre volte nella sua storia plurisecolare, ha conosciuto in quel periodo momenti drammatici. La sua storia si è intrecciata strettamente con quella della VII Divisione Autonoma Monferrato che ha avuto tra i suoi comandanti Carlo Gabriele e Sergio Cotta.

L’8 settembre e le sue conseguenze.

Il collasso dello stato italiano e del suo esercito dopo l’armistizio con gli Alleati (8 Settembre 1943) lascia il paese e la sua popolazione in una condizione drammatica. Gran parte dell’Italia viene rapidamente invasa dalle truppe tedesche, mentre centinaia di migliaia di giovani soldati e di ufficiali che sono sotto le armi si trovano di fronte a dilemmi angosciosi: arrendersi, passare dalla parte degli occupanti, nascondersi, resistere.

Sergio Cotta e Luigi (Vittorio) Radicati di Brozolo

Anche nelle campagne del Monferrato tanti giovani devono scegliere. Negli ultimi mesi del 1943 e poi soprattutto nei primi del 1944, quando nel Marzo la Repubblica Sociale con il proclama Graziani chiama alle armi i giovani per combattere al fianco della Germania nazista, ragazzi di Brozolo, Brusasco, Cavagnolo, Cocconato, Crescentino, Robella e altri paesi dei dintorni entrano in contatto con i fratelli Cotta, giovani ufficiali di complemento, e con Luigi Arialdo Radicati di Brozolo per decidere il da farsi. La scelta è resistere. Nasce così una piccola banda partigiana che si trasformerà nel corso dei mesi nella VII Divisione Autonoma Monferrato.

I primi passi della “Monferrato”

I boschi della zona, in particolare il grande bosco della Möia, offrono nascondigli sicuri e da lì si potrà partire per rapide azioni di sabotaggio e di intercettazione di carichi militari che passano lungo la importante strada (Torino-Chivasso-Casale) e le linee ferroviarie. All’inizio le armi sono poche, qualche pistola o fucile conservato allo scioglimento dell’esercito, qualche arma presa in piccole stazioni dei carabinieri, poca roba; bisogna cercare di ottenere altre armi dagli alleati attraverso lanci paracadutati.

Carlo Gabriele

Carlo Gabriele, che ha già maturato esperienza di guerra in Albania, assume con il nome di battaglia “Gabriele” il comando della banda. Faticosamente attraverso il comando clandestino di Torino si ottiene il contatto con gli alleati e comincia l’attesa del messaggio in codice di Radio Londra. Finalmente giunge l’atteso “Riccardo ammazza i leoni” e il 3 Luglio 1944 al “pra’ d’la pianca” nel comune di Brozolo si possono accendere i fuochi segnaletici e arriva il lancio. Una parte delle armi sono per la banda, altre devono essere distribuite ad altre formazioni.

Siluro per lancio paracadutato

Disgraziatamente la notizia del lancio arriva presto a orecchie nemiche. Carlo Gabriele mentre trasporta le armi ad altre formazioni viene arrestato e condotto a Torino nelle carceri fasciste di via Asti. Il comando della II brigata viene preso dal fratello Sergio. In questo periodo si forma la divisione Monferrato che incorpora varie bande e brigate e viene comandata dal capitano Pontini.

Nell’estate e autunno 1944 la II Brigata e altre bande collegate con il sostegno attivo della popolazione locale consolidano una zona “liberata” nelle colline che costeggiano la riva destra del Po’. Il comando è in località Boulac tra Robella e Verrua. Da questa zona vengono condotte azioni di sabotaggio delle linee ferroviarie nella pianura vercellese, attacchi a piccoli gruppi di militari tedeschi e della Repubblica Sociale con cattura di armi e prigionieri e anche qualche scontro di maggiore portata con reparti nemici. Le formazioni della Monferrato diventano una spina nel fianco degli occupanti che dal 16 Novembre i militari tedeschi e della Repubblica di Salò non riuscendo a trovare i comandanti della brigata prendono prigionieri i loro familiari.

Partigiani alla capanna del Boulac

Prigionieri nelle carceri nazi-fasciste

Militari tedeschi e della Repubblica di Salò non riuscendo a trovare i comandanti della brigata prendono prigionieri i loro familiari. Nel castello di Brozolo vengono catturate Maria e d Elisabetta Radicati di Brozolo, madre e sorella di Luigi Arialdo, nel castello di Robella Alberto Cotta padre di Carlo Gabriele e Sergio. Il castello di Robella viene saccheggiato. Dai prigionieri si cerca senza risultato di ottenere notizie sui nascondigli dei comandanti partigiani. Iniziano mesi di prigionia nelle Carceri Nuove di Torino. Di questo soggiorno sono rimasti lettere e alcuni ricordi. Il cucchiaio di legno di Alberto Cotta, le carte da gioco fatte artigianalmente da Elisabetta, gli elenchi della lavanderia.

La liberazione dei prigionieri avviene ai primi di ottobre grazie ad uno scambio con alcuni ufficiali tedeschi catturati dalla Seconda Brigata. Un sacerdote salesiano, padre Molas rende possibile lo scambio. Carlo Gabriele riprende il comando della II Brigata che diventerà il nucleo più forte e attivo della divisione.